Pagando pochi euro al mese centinaia di migliaia di persone potevano vedere programmi televisivi dalle principali piattaforme come Sky, Netflix, Dazn e Amazon Prime e non solo. Non c’erano costi aggiuntivi per seguire film, serie televisive, partite di calcio, moto Gp e Formula uno, documentari e reality show, delle più note pay tv.
La vastissima platea di persone interessate faceva ottenere incassi considerevoli agli organizzatori, un gruppo transnazionale che è stato però individuato e smantellato con un’inchiesta della Polizia postale di Catania, coordinata dalla Dda della Procura etnea. Perquisizioni e sequestri sono tutt’ora in corso sull’intero territorio nazionale, con diversi Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale impegnati nel blitz. Le indagini hanno permesso di delineare l’esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico secondo ruoli distinti e ben precisi e con promotori in Italia e all’estero, che distribuiva a un elevatissimo numero di utenti palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi, di proprietà delle più note piattaforme televisive attraverso il sistema delle IPTV illegali, con profitti mensili per svariati milioni di euro. Le condotte illecite – interrotte da questa operazione – sono state consumate in un lungo arco temporale. Per eludere le indagini, i 21 indagati hanno fatto uso di applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi, utilizzati anche per l’intestazione di utenze telefoniche, di carte di credito, di abbonamenti televisivi e noleggio di server. Su varie piattaforme social di canali, gruppi, account, forum, blog e profili c’era poi chi pubblicizzava la vendita, sul territorio Nazionale, di flussi, pannelli ed abbonamenti mensili per la visione illegale dei contenuti audiovisivi fruibili anche attraverso numerosi siti illegali di “live streaming”.
21 persone al momento indagate (attive nelle città di Catania, Messina, Siracusa, Cosenza, Alessandria, Napoli, Salerno, Reggio Emilia, Pisa, Lucca, Livorno e Bari) a cui la Procura etnea contesta a vario titolo reati quali associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, accesso abusivo ad un sistema informatico, frode informatica. L’operazione, che si è avvalsa dell’ausilio del personale dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica di Reggio Calabria, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Roma e Bari, ha consentito di inibire il flusso illegale delle IPTV e dei siti di live streaming.
13 i pannelli di controllo dei flussi illegali sequestrati dalla polizia postale nell’ambito dell’inchiesta. A essere stati bloccati sono stati oltre 50mila utenti che avevano un accesso illegale alle piattaforme private a pagamento. Ai clienti veniva fornita attraverso whatsapp una semplice stringa di un codice per poter accedere ai programmi. Il segnale veniva diffuso via IPTV (Internet Protocol Television), un sistema che è perfettamente legale: la differenza sta nel fatto che le piattaforme pirata, dopo aver acquisito con regolari abbonamenti i palinsesti televisivi delle pay tv ufficiali, ricodificano il segnale assemblando i flussi dei singoli canali in un unico file, che è poi quello che riceve il cliente finale. In sostanza, il segnale viene “incapsulato” in un unico flusso dati e distribuito attraverso la rete. Secondo gli investigatori l’organizzazione avrebbe avuto illeciti guadagni per circa 6milioni di euro al mese. Il decreto per le perquisizioni eseguite da diversi Centri operativi per la sicurezza cibernetica della Polizia Postale è stato emesso dal procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, e dal sostituto procuratore Francesco Camerano.