Dal primo pomeriggio del 4 aprile del 1992 sono trascorsi 32 anni. E anche oggi, come i precedenti anni, ad Agrigento è stato commemorato “Il Mastino”, così come è stato conosciuto per essere un investigatore tenace come un mastino, il maresciallo dei Carabinieri, Giuliano Guazzelli, medaglia d’oro al valore civile “alla memoria”, vittima di Cosa Nostra, appena destabilizzata dall’arresto e dalla morte di Matteo Messina Denaro, e alla ricerca di nuovi assetti. I familiari e le autorità locali hanno deposto una corona d’alloro sul luogo del delitto, lungo il viadotto “Morandi”, quasi al confine con Porto Empedocle. Un picchetto d’onore con “Il silenzio” del trombettiere del 12° reggimento Carabinieri Sicilia ha reso solenne la sobria cerimonia. Presenti anche alcuni magistrati in quiescenza che hanno condiviso parte del loro percorso professionale con Guazzelli.
Guazzelli è stato un profondo conoscitore del fenomeno mafioso e dei rapporti tra mafia, affari e politica. Un faro e una guida per i suoi colleghi e per tanti magistrati. Si è occupato in particolare della “Stidda”, i rivali di Cosa Nostra emergenti all’epoca, insanguinata tra l’altro dalla strage di Porto Empedocle dell’86. E si occupò anche del primo processo alla mafia agrigentina, dopo decenni di omertà e connivenze. Per l’omicidio del maresciallo Guazzelli sono state inflitte sei condanne all’ergastolo.
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