GAETANO ARMAO

L’ex vicepresidente della Regione ed ex assessore regionale è stato sentito come teste ieri a Caltanissetta nell’ambito del processo che vede come imputato l’ex leader di Confinustria Antonello Montante e altri trenta imputati sponenti del mondo della politica, dell’industria della magistratura e delle forze dell’ordine. In discussione ieri c’era l’interessamento dell’imprenditore Giuseppe Catanzaro,che è fra gli imputati e che all’epoca era il vice di Montante a Confindustria.
«Il settore dei rifiuti – ha detto l’avv. Armao sotto giuramento – è stato ed è ancora oggi molto delicato nel panorama dei servizi che si incentra su una titolarità in parte regionale in parte delle amministrazioni locali».
Armao è stato sentito per il periodo in cui era assessore nella giunta guidata dal presidente della Regione Raffaele Lombardo. «Ci fu l’ipotesi di un intervento dei fondi regionali a favore dei comuni per dare spazio finanziario a questi ultimi e aiutarli negli sforzi enormi che vengono caricati poi sulla comunità locale. Nel settore dei rifiuti operavano il gruppo Catanzaro, gruppi pubblici di Palermo e Catania».
Le domande del pubblico ministero Claudia Pasciuti e degli avvocati della difesa si sono concentrate sulle pressioni esercitate dal gruppo agrigentino Catanzaro. «Ci furono pressioni del gruppo di Confindustria – ha continuato Armao – e in particolare da parte di Catanzaro, affinché Irfis destinasse i fondi che dovevano servire per il finanziamento delle imprese alle società di rifiuti. Il fatto che le amministrazioni comunali fossero in forte sofferenza faceva sì che ci fossero delle pressioni. In molti facevano pressioni perché in questo modo si poteva dare respiro a un sistema che stava collassando. L’intero sistema dei rifiuti spingeva per questa soluzione. Serviva per evitare il collasso del sistema dei rifiuti perché in quel modo si evitava che il conferimento in discarica avvenisse senza pagamento». Bisogna ricordare infatti che in quel periodo in tutta la Sicilia il sistema dei rifiuti era in tilt e Comuni e Regioni cercavano soluzioni estemporanee per evitare che le città rimanessero colme di pattume.

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