Lo scorso 7 dicembre i giudici del Tribunale del Riesame di Palermo hanno annullato la misura cautelare dell’interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività d’impresa imposta lo scorso 18 novembre all’imprenditore agrigentino, Sergio Vella, 54 anni, titolare della società di smaltimento rifiuti “Seap”, tra le principali del sud Italia. Secondo i magistrati che valutano in secondo grado il merito dell’applicazione delle misure cautelari, gli investimenti di Vella nelle società di intermediazione finanziaria del figlio di Marcello Asciutto, Alessandro, non sono tangenti mascherate con il mantello degli investimenti finanziari per avvolgere e nascondere il prezzo pagato per corrompere Asciutto, funzionario della Regione anche all’assessorato con delega ai rifiuti, affinchè lui favorisse Vella nella concessione di autorizzazioni ambientali. Allo stesso modo il precedente primo dicembre il Rieame ha annullato l’obbligo di dimora a Monreale imposto a Marcello Asciutto. Ebbene, altrettanto allo stesso modo, la Procura di Palermo ha proposto l’archiviazione delle ipotesi di reato emerse dalle indagini delegate alla Guardia di Finanza, e il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Ermelinda Marfia, la stessa che ha imposto l’interdizione a Vella, ha accolto la proposta. Non è intercorso alcun patto corruttivo tra Sergio Vella e Marcello Asciutto, e i difensori di Vella, gli avvocati Pasquale Contorno e Giuseppe Grillo, scrivono: “Alla luce di una corretta rivisitazione dei fatti, il Pubblico Ministero, condividendo le decisioni del Tribunale del Riesame che aveva annullato l’interdizione emessa dal Giudice per le indagini preliminari, ha ritenuto che la propria ipotesi accusatoria non era assistita da indizi di colpevolezza, stante che ‘non sono stati acquisiti (né potrebbero diversamente acquisirsi) elementi sufficienti per esercitare proficuamente l’azione penale’. Il Gip ha accolto la richiesta della Pubblica Accusa rilevando l’inidoneità degli elementi acquisiti nel corso delle indagini a sostenere l’accusa in giudizio. La magistratura requirente e giudicante, accertata l’assoluta innocenza di Sergio Vella rispetto alle iniziali ipotesi di reato, ha manifestato di aver diligentemente applicato la legge, chiudendo quindi in maniera tombale la vicenda che pur tuttavia ha arrecato disdoro alla reputazione dell’imprenditore agrigentino il quale, per tutelare l’immagine della propria azienda – pur non coinvolta dall’indagine – ed evitare problemi con la clientela, si era immediatamente dimesso dalla carica di amministratore. Resta intatta quindi l’immagine di Sergio Vella, definito dall’opinione pubblica come ‘imprenditore coraggioso’ quando salì agli onori della cronaca nel 2009 per avere denunciato una richiesta di tangente dell’allora sindaco di Lampedusa”.

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