Un pubblico partecipe e commosso ha assistito il 21 gennaio ad Agrigento alla intitolazione della sala del teatro Pirandello all’indimenticato Maestro Pippo Flora, scomparso un anno fa.

Un’iniziativa promossa dal Comune di Agrigento e dalla Fondazione Teatro Pirandello per ricordare l’ex sovrintendente, musicista e compositore raffinato.

Una serata fortemente voluta anche dal regista Michele Guardì, legato da un antico sodalizio artistico e di affetto con Pippo Flora, che ha ricordato numerosi aneddoti della vita del suo amico fraterno.
Il Maestro Flora, autore di musical di successo come “I promessi sposi” messo in scena con la regia dello stesso Guardì, era considerato l’anima musicale e culturale di Agrigento. Fino all’ultimo aveva voluto rimanere a vivere, nella sua casa in cima alla Rupe Atenea, “il posto più bello di Agrigento” diceva, con vista sulla Valle dei templi. E proprio “Il canto della Vallata”, diventato in un certo senso “l’inno ufficiale” della Valle dei templi, ha aperto la manifestazione con l’esecuzione del Coro Magnificat di Agrigento diretto dall’attuale sovrintendente del Teatro Pirandello Alessandro Patti. Un brano che fa parte del musical “Nela e Sahabin”, una delle prime opere del maestro, che è stato cantato da decine di artisti agrigentini cresciuti alla scuola di Pippo Flora.


Il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè, che ha scoperto la targa intitolata al Maestro, ha ricordato che nel ’95 fu proprio Pippo Flora a riuscire a far riaprire il Teatro, chiuso da trent’anni, che guidò da sovrintendente insieme alla direzione artistica di Michele Guardì. L’inaugurazione fu affidata a “I giganti della Montagna”, del regista Giorgio Strehler. Miccichè ha invitato a salire sul palco anche il sindaco del tempo, Calogero Sodano. La serata è stata conclusa con il brano “Padre Nostro”, tratto dal musical “I promessi sposi”, eseguito da Giò Di Tonno, Graziano Galatone, Noemi Smorra, Cristian Gravina e dal Coro Magnificat di Agrigento.

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